Torta miascia lombarda. Dolce d’autunno…

Torta miascia lombarda. Dolce d’autunno…

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Ho voluto scegliere la torta miascia lombarda, sebbene non sia proprio bergamasca, per ringraziare con qualche ricetta dolce –sempre le mie preferite – i miei amici di Bergamo, città vecchia, bella ed elegante, per le splendide giornate passate insieme e i luoghi ugualmente fantastici che mi hanno permesso di scoprire.

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Questa ricetta d’oggi mi è stata passata appunto dal mio professore d’Italiano. Con lui condividiamo ricette e tanti altri interessi, oltre alla lingua del Dante e all’amore per l’Italia che nessuno dei due ormai è in grado di mantenere nascosto, anzi, troviamo spesso l’occasione di proclamarlo ai quatro venti…

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Torno al discorso su Bergamo. Essendo Bergamasco il cognome della mia famiglia e, quindi, anche il mio sono sicura che non è stato per caso che io ci sia arrivata poco tempo fa e che mi siano sinceramente piaciute non solo la città, ma sopratutto la sua gente. Dicono del cognome Bergamasco che sia tipico del settentrione, delle zone situate tra il Piemonte e la Lombardia, che derivi dall’etnico di Bergamo, indicando che il capostipite fosse probabilmente originario di quel toponimo, oppure che ne avesse a che fare.

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Nonostante i miei avi siano venuti in Argentina partendo dal Piemonte, specificamente da Torino e da Cuneo, mi considero anche un po’ lombarda dal momento in cui, a partire dalla traccia di quel primo Bergamasco, ho formato in quella terra una vera famiglia di amici, di cognomi e città diversi ma con la stessa generosità di spirito.

Sparsi da Milano a Orzivecchi, ringrazio l’affetto e la dolce compagnia –così necessaria quando si sta fuori casa– che ricevo come un regalo unico da Elizabeth di Milano, Laura e Demetrio di Bergamo, Oscar di Orzivecchi, la sua famiglia e i suoi amici, e in anticipo da quelli nuovi che sono entusiasta di conoscere prestissimo, nel mio viaggio per partecipare all’Agri Travel & Slow Expo di Bergamo.

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La torta miascia, però, pare che sia nata nella zona del lago di Como. Un dolce prettamente autunnale, definito il dolce dei poveri, consumato a volte in sostituzione del pasto piuttosto che come merenda.

Preparata con pane raffermo (pan poss, in dialetto) è una torta alla quale si aggiungono frutta secca e frutta fresca. Quasi tutti i dolci poveri venivano una volta fatti con la frutta per sopperire alla mancanza di zucchero che nel passato era comune tra le persone meno abbienti. La frutta, inoltre, rende questo dolce anche più salutare. Comunque, ne ho usati tutti e due. A me piace mangiare salutare, ma poi dovrà essere per forza anche un piatto molto molto saporito.

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Nella ricerca di una versione che contenga il meno glutine possibile il tipo di pane impiegato in questa ricetta è uno integrale multicereali, un pane fatto con le farine integrali bio (non gluten free ma molto più salutari della farina bianca) e con l’aggiunta di semi di lino, sesamo e girasole sia all’interno sia sulla superficie. Per evitare anche l’uso del latte vaccino in questo caso ho provato a utilizzare il latte di cocco, ed è venuta buonissima! Il tipo di pane è molto importante. Sarà l’ingrediente principale che darà gusto al nostro dolce e da cui dipenderà anche la quantità di latte che si dovrà impiegare. Anzi, nel passato si usava fare la torta miascia con il pane integrale ai cereali, perché per fortuna i nostri nonni a quell’epoca non avevano vissuto i profondi cambiamenti che, almeno negli ultimi 50 anni, hanno interessato l’uso di un tipo di frumento ibrido per rendere l’agricoltura più produttiva, e che però, al tempo stesso, ha peggiorato la qualità originale di questo grano millenario.

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Mi creda, non si pentirà di provare la mia versione della miascia fatta in Argentina. La sua famiglia gradirà di cuore avere in tavola un dolce goloso e addiritura salutare!

A tutti voi, amici Lombardi! E a Laura e Demetrio la franca promessa di presentare in una prossima entrata la specialità dolce della città di Bergamo: polenta e osei, la loro polenta dolce con sopra gli uccelletti di cioccolata o marzapane. Un dolce molto simpatico!
Grazie mille dell’affetto! Godetevi la ricetta d’oggi e preparatela! Fatemi sapere, però, come vi è venuta!

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Torta miascia lombarda

Ingredienti: (per uno stampo grande di 28 cm di diámetro)
300 gr di pane raffermo (integrale multicereali)
400 ml di latte di cocco
100 ml di acqua bollente
100 gr uvette
2 uova
200 gr zucchero biológico
50 gr di miele
2 mele
2 pere
1 grappolo d’uva
la scorza grattugiata di un limone
un ciuffetto di aghi di rosmarino
50 ml d’olio d’oliva 2 cucchiai di farina gialla
1 ½ cucchiai di amido di mais

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Preparazione:
Tagliare a dadini il pane raffermo e versarlo in una ciotola, aggiungere il latte di cocco e l’acqua bollente e lasciarlo ammorbidire per circa un’ora. L’acqua bollente sará necessaria perché il pane integrale multicereali è più denso del pane bianco e poi, il latte di cocco, non è tanto liquido come quello vaccino, quindi si deverà aggiungere dell’acqua calda finché il pane sarà imbevuto a sufficienza (un pò alla volta, non deve risultare un impasto troppo liquido).

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Intanto preriscaldare il forno a 190 °C. Ungere lo stampo con un po´d’olio d’oliva o foderarlo con carta da forno (nel mio caso ho uttilizzato vari stampi più piccoli. Comunque le quantità indicate bastano per una tortiera grande. Tagliare le mele e le pere a fettine sottili, tagliare a metà le uve e rimuoverne i semi (riservare un quarto della frutta a pezzetti per la decorazione).

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Una volta il pane sia ammorbidito aggiungergli la frutta ed il resto degli ingredienti: le uvette, le uova, lo zucchero, il miele, la scorza di limone, l’olio d’oliva e le farine bianca e gialla. Amalgamare il tutto delicatamente.

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Versare il composto nella tortiera e livellare la superficie. Decorare con della frutta tagliata e cospargere con un filo d’olio d’oliva, gli aghi di rosmarino e dello zucchero. Cuocere per 50 minuti circa o fino a completa doratura.

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Sfornare e lasciare riposare. Si può mangiare tiepida, poco dopo averla estratta dal forno, ma è ottima anche ben fredda, messa al frigorifero per qualche ora e tolta dieci minuti prima di essere servita.

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Alla prossima!

PS: La prego, vada in cucina, condivida quel tempo in famiglia, si goda il toccare e assaporare ogni ingrediente, e mi racconti dopo l’esperienza unica di consumare con i vostri i piatti preparati insieme!

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Marisa Bergamasco
(Affezionata alla scrittura, alla buona cucina, al mangiare bene e ai buoni e grandi affetti, agente di viaggi di professione, sognatrice di vocazione, per sempre…)